Verso un turismo sostenibile per la salvaguardia del mare

Pri­ma des­ti­nazione tur­is­ti­ca mon­di­ale, il Mediter­ra­neo atti­ra ogni anno mil­ioni di tur­isti, cosa non sen­za con­seguen­ze per l’ambiente. Per­ché aumen­to del­la popo­lazione fa rima anche con aumen­to dei...

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Pri­ma des­ti­nazione tur­is­ti­ca mon­di­ale, il Mediter­ra­neo atti­ra ogni anno mil­ioni di tur­isti, cosa non sen­za con­seguen­ze per l’ambiente. Per­ché aumen­to del­la popo­lazione fa rima anche con aumen­to dei rifiu­ti prodot­ti e delle acque reflue scar­i­cate, di cui si ritro­va irri­me­di­a­bil­mente una parte nel mare.

Mare blu azzur­ro, spi­agge di sab­bia fine o di sas­si, luo­go di tran­suman­za esti­vo per eccel­len­za, il Mediter­ra­neo è un luo­go pieno di cliché. In Fran­cia bison futé (sito web del gov­er­no francese per la sicurez­za e la cir­co­lazione stradale, ndr) affi­na le sue pre­vi­sioni. Pri­ma onda­ta di parten­ze pre­vista saba­to 8 luglio. Il capo indi­ano Bison Futé (per­son­ag­gio pub­blic­i­tario che con­trol­la il traf­fi­co, dalle sem­bianze di Toro Sedu­to) prevede bolli­no rosso. Dalle fron­tiere del nord ver­so il Mediter­ra­neo Bison Futé vi con­siglia di evitare la valle del Rodano… Si potrebbe con­tin­uare così a lun­go. Lo stes­so schema si ripresen­ta sulle strade e negli aero­por­ti di Spagna, Italia, Turchia e Gre­cia (gius­to per citare la top 5 delle fre­quen­tazioni tur­is­tiche). Il Mediter­ra­neo in effet­ti può vantare il pri­ma­to tra le des­ti­nazioni tur­is­tiche mon­di­ali.

Cifre da far girare la tes­ta: quest’area rap­p­re­sen­ta più di un ter­zo degli introiti tur­is­ti­ci mon­di­ali e la metà degli arrivi inter­nazion­ali. Il set­tore è fonte dell’11% degll’occupazione nell’area. Dai 200 mil­ioni di tur­isti negli anni 2000, la popo­lazione tur­is­ti­ca dovrebbe rag­giun­gere i 637 mil­ioni nel 2025.

Non c’è nient’altro da aggiun­gere: il Mediter­ra­neo attrae, e con­tin­uerà ad attrarre tur­isti; cosa non sen­za con­seguen­ze sull’ambiente. Per­ché aumen­to del­la popo­lazione fa rima anche con aumen­to dei rifiu­ti prodot­ti e delle acque reflue scar­i­cate, di cui si ritro­va irri­me­di­a­bil­mente una parte nel mare. Plan Bleu, l’organismo col­le­ga­to al Piano d’azione per il Mediter­ra­neo dell’Onu, mette nero su bian­co il suo parere in un rap­por­to data­to set­tem­bre 2016: «Il tur­is­mo costiero è una fonte di gravi impat­ti ambi­en­tali: per esem­pio, l’inquinamento mari­no e delle acque dol­ci dovu­ti allo scari­co delle acque reflue e alle dis­cariche sel­vagge con­te­nen­ti delle quan­tità con­sis­ten­ti di rifiu­ti soli­di».

Rifiu­ti, bat­teri, prodot­ti chimi­ci : delle fonti di inquina­men­ti diver­si

Sarah Hati­mi, respon­s­abile di prog­et­to qual­ità dell’acqua e salute dell’associazione Surfrid­er, dis­tingue tre tipi di inquina­men­to mari­no. I rifiu­ti mari­ni, sui quali abbi­amo molte infor­mazioni e di cui conos­ci­amo gli effet­ti sull’ambiente, in par­ti­co­lare sug­li uccel­li e le tar­tarughe. L’inquinamento bat­te­ri­o­logi­co, che ha un impat­to diret­to, con reazioni cuta­nee, con­giun­tiv­i­ti, gas­troen­ter­i­ti. «Certe infezioni sono benigne, altre più pre­oc­cu­pan­ti», aggiunge. Infine, bisogna pren­dere in con­to l’inquinamento chim­i­co, ad esem­pio le sostanze con­tenute nelle creme solari. «L’effetto di queste sostanze è diret­to, erad­i­ca certe specie e nuoce alla bio­di­ver­sità. Apre lo spazio allo svilup­po di alghe a volte tossiche», con­tin­ua Hati­mi. Sec­on­do lei, gli effet­ti a lun­go ter­mine sull’uomo dell’inquinamento chim­i­co pos­sono essere gravi, ma non esistono stu­di epi­demi­o­logi­ci: «È dif­fi­cile iso­lare una sostan­za. Per una visione glob­ale bisogna pren­dere in con­sid­er­azione l’insieme delle sostanze pre­sen­ti».

Per far fronte a questo inquina­men­to e rime­di­arvi, l’associazione si lan­cia dai suoi esor­di in cam­pagne di sen­si­bi­liz­zazione. Stori­ca­mente, una delle azioni con­dotte dall’organizzazione con­siste nelle «Ocean Ini­tia­tives », pro­gram­ma di sen­si­bi­liz­zazione ai rifiu­ti mari­ni basato sulle rac­colte di rifiu­ti. Inizia­tive che non han­no vocazione a essere riso­lu­tive ed elim­inare il prob­le­ma dell’inquinamento delle spi­agge, ma piut­tosto ad avviare un dibat­ti­to che segua la rac­col­ta nei comu­ni, per real­iz­zare azioni con­crete.

In base alle cifre del­la cam­pagna 2016, la pri­ma fonte di rifiu­ti rac­colti nel Mediter­ra­neo sono i mozzi­coni di sigaret­ta las­ciati sulle spi­agge o get­tati dalle barche. Di fronte a questo le risposte pre­viste dai comu­ni sono moltepli­ci. A qualche miglio da Mar­siglia, in Fran­cia, La Cio­tat impedisce di fumare sulle spi­agge, cosa che limi­ta auto­mati­ca­mente l’inquinamento dei mozzi­coni. Non è questo il caso per Mar­siglia, la cit­tà focese. «La pre­sa di coscien­za non è anco­ra glob­ale e uni­forme in Fran­cia, e più in gen­erale nell’intera area del Mediter­ra­neo», sin­te­tiz­za Hati­mi. Una delle soluzioni pas­sa per la riduzione dei rifiu­ti alla fonte: « la cosa più effi­cace per lim­itare questo inquina­men­to res­ta di non crearne», con­clude. L’associazione ha lan­ci­a­to in questo sen­so le cam­pagne « Ban the Bag » e « Reset your habits » ver­so delle pratiche buste e bot­tiglie di plas­ti­ca zero. A Cas­sis, ad esem­pio, il Comune ha paga­to i sac­chet­ti «plas­ti­ca zero» a tut­ti i com­mer­cianti per incor­ag­gia­r­li a com­piere il pri­mo pas­so.

La sfi­da del risana­men­to
Per quan­to con­cerne l’aspetto bat­te­ri­o­logi­co, la soluzione pas­sa prin­ci­pal­mente per la ques­tione del risana­men­to. Gli impianti di depu­razione nelle zone tur­is­tiche spes­so non sono adat­ti all’aumento espo­nen­ziale del­la popo­lazione nel peri­o­do esti­vo. Certe cit­tà mediter­ra­nee molto sem­plice­mente non sono equipag­giate. L’investimento nec­es­sario è ele­va­to, e sen­za aiu­ti statali è spes­so impos­si­bile per i comu­ni far fronte al rad­doppi­a­men­to o persi­no alla trip­li­cazione del­la popo­lazione in certe cit­tà a bor­do del mare. Sec­on­do l’Ong spag­no­la Atta, 800 agglom­er­azioni costiere del­la peniso­la iber­i­ca, tra cui Algésir­as in Andalu­sia, han­no una polit­i­ca di trat­ta­men­to delle acque reflue insuf­fi­ciente. Altro impat­to da non sot­to­va­l­utare, le ville sen­za rac­cor­di agli impianti col­let­tivi, che spes­so non sono con­trol­late e dispon­gono di una cat­ti­va manuten­zione.

La Con­ven­zione di Bar­cel­lona obbli­ga le cit­tà da 10mila a 100mila abi­tan­ti a real­iz­zare degli impianti di depu­razione. Un obbli­go vin­colante per gli Sta­ti sig­natari che devono far appli­care queste mis­ure sot­to pena di multe. Anche se spes­so gli Sta­ti preferiscono pagare piut­tosto che met­ter­si in rego­la, riconosce un mem­bro dell’organismo.

Altra dif­fi­coltà, questi impianti sono spes­so costru­iti sul­la base di cifre del­la popo­lazione sta­bile, e non in rap­por­to al pic­co tur­is­ti­co. Stazione bal­n­eare francese cre­a­ta nel 1963, La Grande-Motte accoglie 8600 abi­tan­ti d’inverno e può rag­giun­gere i 120mila vacanzieri in alta sta­gione. Il nuo­vo impianto di depu­razione inau­gu­ra­to nel 2013 per­me­tte di pren­dere in con­to le vari­azioni di popo­lazione tra l’inverno e l’estate. Questo sis­tema si basa sul pro­ced­i­men­to di fil­trazione a mem­brana, tec­ni­ca di depu­razione che sec­on­do il Cnrs (Cen­tro nazionale di ricer­ca sci­en­tifi­ca, il Cnr francese ndr) cos­ti­tu­isce una pic­co­la riv­o­luzione nel cam­po del trat­ta­men­to delle acque. Il prin­ci­pio su cui si fon­da con­siste non più a elim­inare chimi­ca­mente i micro-inquinan­ti, ma ad estrar­li fisi­ca­mente. Pre­sen­ta in effet­ti il grande van­tag­gio di non uti­liz­zare alcun reat­ti­vo chim­i­co, a parte per la manuten­zione, ma il suo cos­to è anco­ra ele­va­to.

Dare l’esempio local­mente

Sen­za impianti di depu­razione a nor­ma il ris­chio di inquina­men­to bat­te­ri­o­logi­co aumen­ta. In Libano la ques­tione è ricor­rente. Essendo il sis­tema di trat­ta­men­to delle acque reflue qua­si inesistente, l’85% di queste sono attual­mente scar­i­cate in mare e nei cor­si d’acqua sen­za il pre­lim­inare trat­ta­men­to. Un’indagine con­dot­ta nel 2013 dimostra che su 18 zone di bal­neazione tes­tate lun­go il litorale, cir­ca la metà non è fre­quentabile a causa dell’alto tas­so di col­ibacil­li di orig­ine fecale indi­vid­uati (E. coli). Sul­la spi­ag­gia di Bey­routh il tas­so di col­ibacil­li supera le 1000 unità ogni 100 ml, quan­do sec­on­do norme sta­bilite di fre­quente, al di sopra del­la soglia delle 100 unità la bal­neazione è con­sid­er­a­ta peri­colosa. Per uscire dal cam­po teori­co e dare l’esempio nel suo Paese e intorno al Mediter­ra­neo la libanese Rima Tarabay ha lan­ci­a­to qualche anno fa la rete delle Eco­town.

L’avventura com­in­cia a Naqura, ulti­mo vil­lag­gio pri­ma del­la fron­tiera israeliana a sud del Libano. Una situ­azione tesa a liv­el­lo di sicurez­za e l’occupazione israeliana fino all’anno 2000, che han­no para­dos­salmente preser­va­to dall’ondata di cemen­tifi­cazione del litorale libanese. È in questo vil­lag­gio, che vive prin­ci­pal­mente di pesca, che Rima Tarabay, attivista polit­i­ca tito­lare di una tesi in geografia e svilup­po sosteni­bile, vuole met­tere in prat­i­ca i prin­cipi dell’ecoturismo lim­i­tan­do le emis­sioni in mare (rifiu­ti, acque reflue, prodot­ti fitosan­i­tari usati nell’agricoltura) e pro­po­nen­do alla ven­di­ta prodot­ti locali sani.

La rete Eco­town riu­nisce oggi sette cit­tà e vil­lag­gi del Mediter­ra­neo tra cui Cas­sis in Fran­cia, Amsa in Maroc­co, Pira­no in Slove­nia. L’obiettivo è di scegliere un cen­tro tur­is­ti­co di meno di 10mila abi­tan­ti in ogni Paese per met­tere a pun­to dei meto­di per diminuire l’inquinamento del mare. «Una misura ridot­ta che ci per­me­tte di pot­er agire local­mente in modo più sem­plice», spie­ga Rima Tarabay. La car­ta del pro­gram­ma di Eco­town mostra come sia pos­si­bile preser­vare l’economia met­ten­do in val­ore l’ecoturismo. Un lavoro rig­oroso tut­to in lentez­za per­ché le sovven­zioni sono lim­i­tate ma anche per­ché cam­biare le men­tal­ità prende del tem­po. « È nec­es­sario che gli abi­tan­ti si appro­pri­no del prog­et­to e con­tin­uino dopo il pas­sag­gio dell’associazione», aggiunge Tarabay. Sec­on­do lei il prog­et­to ha sen­so nell’attuale con­testo: « I tur­isti sono sem­pre più con­sapevoli delle sfide ambi­en­tali. Gli occi­den­tali che si trasferiscono dal fronte ori­en­tale han­no delle nuove aspet­ta­tive sul­la ques­tione e sono sen­si­bili alle inizia­tive che van­no in ques­ta direzione».

Naqoura, dernier vil­lage libanais avant la fron­tière avec Israël. Pre­mier site du pro­gramme Eco­town
Naqura, ulti­mo vil­lag­gio libanese pri­ma del­la fron­tiera con Israele. Pri­mo sito del pro­gram­ma Eco­town

Ogni prog­et­to pre­sen­ta delle sfide speci­fiche. Ad Amsa, in Maroc­co, la pia­nu­ra degra­da fino al mare. Alcune case sono state costru­ite in zona sogget­ta a inon­dazioni. È sta­to nec­es­sario con­vin­cere il comune a fer­mare questo tipo di costruzioni. Un luo­go abban­do­na­to è sta­to riqual­i­fi­ca­to in orto eco­logi­co e affida­to a una trenti­na di donne del vil­lag­gio per inseg­nare loro delle pratiche di colti­vazione sosteni­bile. Il vil­lag­gio, attor­ni­a­to da sen­tieri, potrebbe diventare un luo­go di vil­leg­giatu­ra priv­i­le­gia­to non solo nel peri­o­do esti­vo, ma anche in pri­mav­era. Stes­sa strate­gia a Pira­no, in Slove­nia: lo svilup­po del tur­is­mo nel cor­so dell’anno. Per pot­er con­sol­i­dare l’economia del paesino, l’associazione pun­ta sull’ecoturismo e mette in val­ore la cul­tura del sale.

L’impegno del­la soci­età civile

Dap­per­tut­to, attorno al Mediter­ra­neo, dei semi di tur­is­mo sosteni­bile e respon­s­abile vedono pro­gres­si­va­mente il giorno. L’Organizzazione mon­di­ale del tur­is­mo ha poi fat­to del 2017 l’anno del tur­is­mo sosteni­bile. In Tunisia il tur­is­mo rap­p­re­sen­ta stori­ca­mente un set­tore essen­ziale dell’economia tunisi­na e fa vivere cir­ca il 15% del­la popo­lazione. Essen­zial­mente con­cen­tra­to sulle coste, ha conosci­u­to uno svilup­po impor­tante negli anni Ottan­ta, con la costruzione di gran­di com­p­lessi alberghieri sul litorale e lo svilup­po del tur­is­mo di mas­sa, low-cost, sen­za pre­oc­cu­par­si delle con­seguen­ze sull’ambiente.

L’instabilità polit­i­ca che ha segui­to la riv­o­luzione del 2011, come anche gli atten­tati che han­no col­pi­to la Tunisia nel 2015, han­no fat­to crol­lare dras­ti­ca­mente la fre­quen­tazione tur­is­ti­ca nel Paese. La pri­or­ità delle autorità tuni­sine oggi è di fare quin­di ripar­tire questo set­tore. Par­al­le­la­mente è emer­sa, in questi ulti­mi anni, una pre­sa di coscien­za delle sfide ambi­en­tali. Ed è soprat­tut­to dal­la soci­età civile che ven­gono le soluzioni di inno­vazione con­tro l’inquinamento del litorale causato dal tur­is­mo. Per Chokri Man­sour, una gui­da tur­is­ti­ca di 33 anni, tur­is­mo ed ecolo­gia non sono incom­pat­i­bili. Così ha lan­ci­a­to il prog­et­to ECOMEL a Tabar­ka (Nord-Ovest), e cre­ato in questo luo­go, apprez­za­to dai sub, un sen­tiero sot­tomari­no che unisce scop­er­ta del­la bio­di­ver­sità mari­na e mes­sag­gi di sen­si­bi­liz­zazione alla pro­tezione dell’ambiente inscrit­ti su pan­nel­li immer­si nell’acqua. «Ci sono diverse belle inizia­tive del­lo stes­so tipo, — spie­ga -. Ma c’è un prob­le­ma di strut­turazione e di orga­niz­zazione di queste inizia­tive. Purtrop­po sono un po’ mar­gin­al­iz­zate». (Qui il reportage com­ple­to di Per­rine Massy e Tim­o­th­ée Vin­chon in Tunisia)

Cosa dice la Convenzione di Barcellona ?

La Con­ven­zione sul­la pro­tezione dell’ambiente mari­no e costiero del Mediter­ra­neo, det­ta di Bar­cel­lona, riu­nisce 22 Sta­ti Parte intorno al Mediter­ra­neo. È sta­ta fir­ma­ta nel 1976 ed emen­da­ta nel 1995. Nel suo pro­to­col­lo per la pro­tezione del mar Mediter­ra­neo dall’inquinamento derivante da sor­gen­ti e attiv­ità sul­la ter­rafer­ma è fat­ta men­zione: “Nel cor­so dell’elaborazione di questi piani d’azione, pro­gram­mi e mis­ure, le Par­ti, in con­for­mità con il pro­gram­ma d’azione mon­di­ale per la pro­tezione dell’ambiente mari­no con­tro l’inquinamento dovu­to alle attiv­ità sul­la ter­rafer­ma adot­ta­to a Wash­ing­ton nel 1995, accor­dano la pri­or­ità alle sostanze tossiche, per­sis­ten­ti e suscettibili di bio-accu­mu­lazione e in par­ti­co­lare agli inquinan­ti organ­ci per­sis­ten­ti, così come al trat­ta­men­to e alla ges­tione delle acque reflue”.

Ritrovate il testo inte­grale del­la Con­ven­zione : https://planbleu.org/sites/default/files/upload/files/Barcelona_convention_and_protocols_2005_eng.pdf

Traduzione : Silvia Ricciardi

Foto in alto: Flickr Serge Laroche, Benidorm, Espagne 11 juillet 2013. Licence Creative Commons, no change were made. https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.0

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