Bottiglie in mare

Al por­to de La Cio­tat le strut­ture del coman­dante di pescherec­cio Gérard Car­ro­dano, si avvic­i­nano a quelle di un grande cantiere navale. I con­teni­tori dis­posti a ter­ra dal...

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Al por­to de La Cio­tat le strut­ture del coman­dante di pescherec­cio Gérard Car­ro­dano, si avvic­i­nano a quelle di un grande cantiere navale. I con­teni­tori dis­posti a ter­ra dal pesca­tore, e che fun­gono da luo­go di vita, con­trastano con lo spet­ta­co­lo offer­to dalle navi da crociera di lus­so ormeg­giate a qualche metro dal­la bar­ca da pesca Barbe d’Or.

Tra le sue strut­ture, un pic­co­lo hangar che ospi­ta gran­di vasche dove nuotano delle Razze e una molti­tu­dine di pesci. Sono sta­ti pre­si dal pesca­tore, spe­cial­iz­za­to nel­la cat­tura di esem­plari rari da 25 anni. Le varie ordi­nazioni ven­gono dagli acquari pri­vati e pub­bli­ci del­la regione, e alcu­ni sono des­ti­nati al cen­tro di ricer­ca nazionale dell’Ifremer, Isti­tu­to francese di ricer­ca per la val­oriz­zazione del mare. Al nos­tro arri­vo un biol­o­go viene a prel­e­vare un pic­co­lo di cer­nia, specie pro­tet­ta nel­la regione. Questo marit­ti­mo, fine conosc­i­tore del­la bio­di­ver­sità mari­na e delle specie che la com­pon­gono, è sen­si­bile alle tem­atiche ambi­en­tali e alle diverse forme di inquina­men­to. Saliamo a bor­do per saperne di più.

Sous-titres Vidéo Youtube : Bot­tiglie in mare! (La battaglia di un pesca­tore de La Cio­tat)
Intro: Oggi l’equipe di Rete 15–38 vi por­ta a bor­do di Barbe d’Or in com­pag­nia del suo pro­pri­etario, Gérard Car­ro­dano, coman­dante di pescherec­cio a La Cio­tat. Ci par­lerà di un tema che gli sta a cuore: l’inquinamento del Mediter­ra­neo e l’importanza dell’impegno civile oggi per le gen­er­azioni future.

Hélène: Siamo venu­ti a dis­cutere di inquina­men­to, delle diverse forme di inquina­men­to nel mar Mediter­ra­neo, e delle con­seguen­ze che ha sui pesci, sul­la flo­ra e la fau­na marine. Qui siamo a La Cio­tat e lei, che pesca qui da anni, cosa può dirci su questo tema?
Car­ro­dano: Quel­lo che pos­so dire su questo tema è che negli ulti­mi due decen­ni ci sono sta­ti più miglio­ra­men­ti che peg­gio­ra­men­ti
Miglio­ra­men­ti in par­ti­co­lare su tut­to ciò che riguar­da gli idro­car­buri, da quan­do gli aerei di dogana trac­ciano i grossi inquina­tori, che era­no le gran­di navi, non abbi­amo più quel­lo che suc­cede­va quan­do erava­mo ragazz­i­ni, ovvero i pie­di sporchi di gras­so in estate sulle spi­agge

Non si han­no più nep­pure quelle palline di olio com­bustibile

È vero che c’è sta­to un net­to miglio­ra­men­to. Oggi c’è sem­pre trop­po inquina­men­to, trop­pi macro rifiu­ti. C’è sta­to un bel rin­caro dei sac­chet­ti di plas­ti­ca e da quan­do i gran­di mag­a­zz­i­ni sono più restii a dar­li vedi­amo meno buste di plas­ti­ca rispet­to a pri­ma, ma c’è sem­pre trop­pa plas­ti­ca, il pac­chet­to di sigarette e il cel­lo­phane che lo pro­tegge, bic­chieri di plas­ti­ca, a volte teloni, quin­di c’è un grosso lavoro di sen­si­bi­liz­zazione di ognuno

Il lato per­ver­so è un po’ che l’urbanizzazione da una parte a ter­ra, con tut­to quel che causa, non fa che aumentare, il numero di barche in mare allo stes­so modo non smette di aumentare. Per questo è nec­es­sario adattare tutte le soluzioni al trat­ta­men­to dell’acqua e al civis­mo di ognuno. Poi ci sono dei peri­o­di in cui con­sta­ti­amo più inquina­men­to che in altri: in par­ti­co­lare i peri­o­di che pre­ce­dono i for­ti tem­po­rali, per­ché tut­to quel­lo che è sul­la ter­ra dila­va e finisce nel mare. È vero che nel peri­o­do a fine estate o nel peri­o­do d’autunno si ha la ten­den­za a vedere delle super­fi­ci inquinate con diver­si mate­ri­ali che vi gal­leg­giano, ma in gen­erale, guar­date oggi, se cer­cas­si­mo l’inquinamento sarebbe dif­fi­cile trovar­lo, per­ché lo vedi­amo che l’acque è puli­ta, l’acqua è chiara e men­tirei se dices­si che è più inquina­ta di pri­ma. Det­to ciò bisogna restare vig­ili per­ché, a liv­el­lo di impianti di depu­razione ad esem­pio, ci si può fare delle domande: cal­co­la, se un impianto di depu­razione è fat­to per 30000 abi­tan­ti e poi nel peri­o­do esti­vo pas­sa a 100–120mila, l’impianto può essere este­so? Sono un po’ dub­bioso. E anco­ra, in prossim­ità dei nos­tri impianti di depu­razione c’è un bel po’ di flo­ra e fau­na che rap­p­re­sen­tano un buon bio-indi­ca­tore del liv­el­lo di inquina­men­to del luo­go, quin­di bisogna con­tin­uare ad essere vig­ili, a sorveg­liare. L’agenzia dell’acqua e i pub­bli­ci poteri han­no di nor­ma queste fun­zioni. Io mi atten­go al mio ruo­lo di sen­tinel­la del mare, nel caso in cui indi­vid­uo qual­cosa di sospet­to o ecces­si­vo, sia in sen­so pos­i­ti­vo che neg­a­ti­vo, il mio ruo­lo è di dare l’allerta e trasmet­tere le infor­mazioni, cosa che fac­cio da diver­si anni. Sono molto inqui­eto sug­li inquina­men­ti indus­tri­ali, per­ché siamo nel cuore di un enorme prob­le­ma che molte per­sone han­no scop­er­to negli ulti­mi due anni. È il prob­le­ma dei residui tossi­ci sver­sa­ti in mare generati da una fab­bri­ca di estrazione d’allumina, dal trat­ta­men­to del­la baux­ite, che scar­i­ca­vano sub­dola­mente a pro­fon­dità che era­no all’origine pro­fon­dità rel­a­ti­va­mente impor­tan­ti, cioè a 300 metri, e oggi abbi­amo le trac­ce di questi residui molto più in alto sul­la piattafor­ma con­ti­nen­tale. I prodot­ti che scar­i­ca­vano sono le acque reflue del proces­so Bay­er, che ci inqui­eta al mas­si­mo gra­do per­ché è in queste acque che sono con­tenu­ti tut­ti i met­al­li pesan­ti, più l’arsenico, e c’è cro­mo, vana­dio, titanio, zin­co, un sac­co di roba di cui il Mediter­ra­neo non ha cer­to bisog­no. Ques­ta zona non è che un nido per i crosta­cei e le lan­guste, per le bot­ta­tri­ci, per i pagri, per le cernie di fon­dale, in cer­ti peri­o­di pescav­a­mo anche mer­luzzi ai mar­gi­ni, e ci han­no riem­pi­to la zona di questo fan­go, questo fan­go pieno di queste schifezze di prodot­ti den­tro, e auto­mati­ca­mente tut­ti questi ani­mali che nasce­vano e che arriva­vano attra­ver­so il canyon di Cas­sidaigne, non han­no più niente da sper­are là den­tro e quin­di han­no abband­do­na­to la zona e non può nascere più niente nel canyon di Cas­sidaigne, al con­trario di quel­lo che cer­cano di far­ci bere gli stu­di, che sono tut­ti finanziati dagli indus­tri­ali e non è dif­fi­cile capire che quan­do uno stu­dio è finanzi­a­to dall’industriale, il risul­ta­to è sem­pre a favore dell’industriale. Noi non siamo sta­ti tan­to a scuo­la ma bisogna smet­tere di pren­der­ci per imbe­cil­li: siamo uomi­ni che han­no espe­rien­za sul cam­po. Io ho 6600 immer­sioni all’attivo nel­la zona, so di cosa par­lo, e men­tre pri­ma bisog­na­va scen­dere a 300 metri di pro­fon­dità per avere le attrez­za­ture da pesca che rimon­ta­vano con il fan­go, oggi invece si ha già fan­go a 122 metri. Quin­di cosa aspet­ti­amo per fer­mare questi sver­sa­men­ti? Anche se oggi è solo fan­go, dato che i com­po­nen­ti sono il risul­ta­to di questi prodot­ti, di queste acque reflue, se i com­po­nen­ti sono tossi­ci si devono fer­mare imme­di­ata­mente. E qui c’è sta­to un colos­sale abu­so di potere da parte del nos­tro ex pri­mo min­istro, il sign­or Valls, che si è per­me­s­so di dare ordine al prefet­to di autor­iz­zare a con­tin­uare con gli scarichi. È sta­to un abu­so di potere per­ché accadu­to dopo aver incon­tra­to il min­istro dell’Ecologia, e lei vol­e­va fer­mar­li. Ci siamo riv­olti alla gius­tizia per­ché comunque ques­ta fab­bri­ca è obso­le­ta, è preis­tor­i­ca, ha 120 anni e non è a nor­ma.

La car­tografia dell’impatto che non è nep­pure con­tes­ta­to dall’industriale, la car­tografia dell’impatto del­la zona col­pi­ta dai fanghi rossi parte dal sud di Mar­tigues a ovest e va fino al sud di Tolone: 2400 metri qua­drati ricop­er­ti più o meno di fan­go. Cer­to, a liv­el­lo del canyon di Cas­sidaigne ce n’è per 34 metri di altez­za nel let­to del canyon, ma quan­do siete fuori Tolone c’è uno stra­to di 10 cen­timetri di fan­go che non si può fis­sare per­ché è come del­la cenere, è un prodot­to molto leg­gero che se ne va in giro sec­on­do le cor­ren­ti. Quan­do abbi­amo fat­to dis­cen­dere il sot­tomari­no finanzi­a­to da France 3 per l’emissione tv Tha­las­sa il 4 mag­gio 2016, abbi­amo ben potu­to con­statare che nonos­tante non si fos­se sver­sato fan­go dall’1 gen­naio 2016 dopo quat­tro mesi ave­va­mo anco­ra delle nuv­ole di fan­go di diver­si metri di altez­za gen­er­ate sem­plice­mente dalle cor­ren­ti e dal­la grande leg­gerez­za del prodot­to. Questo prodot­to gira e quan­do la cor­rente dell’acqua dom­i­nante è quel­la lig­ure-proven­za­le, ovvero che parte dall’Italia e va ver­so ovest, lo vedono bene i nos­tri pesca­tori che van­no ver­so ovest, un prodot­to tossi­co che esce dalle con­dut­ture di Gar­danne oggi in tre giorni è in Spagna.

La Con­ven­zione di Bar­cel­lona vieta gli scarichi nel Mediter­ra­neo, non spe­cial­mente nelle aree marine pro­tette: nel Mediter­ra­neo
La Con­ven­zione di Bar­cel­lona è sta­ta rat­i­fi­ca­ta dal­la Fran­cia nel 1986. Non si rispet­ta la Con­ven­zione di Bar­cel­lona, non si rispet­ta il Trat­ta­to di Atene, non si rispet­ta la legge sull’acqua

Non vedo per­ché si demolisce una balera che non dis­tur­ba nes­suno per­ché è ille­gale e invece si las­cia questo che non è pipì di gat­to: è 270 metri cubi l’ora 24 ore su 24 364 giorni l’anno: fa 6480 ton­nel­late al giorno, fa due piscine olimpiche al giorno di prodot­ti tossi­ci nel Mediter­ra­neo, tra gli 8 e gli 11 chili di arseni­co, cosa serve anco­ra per­ché si ren­dano con­to che bisogna fer­mare questo schi­fo?

Il miglior modo di dis­in­quinare è non inquinare affat­to per­ché par­lare di dis­in­quina­men­to in un pos­to come il canyon di Cas­sidaigne è nel reg­no dell’impossibile e pen­so anche che sarebbe ris­chioso cer­care di muover­lo tal­mente è con­sis­tente la sed­i­men­tazione
Ho più pau­ra degli inquina­men­ti sub­doli, dei fusti con­te­nen­ti prodot­ti radioat­tivi che sono sta­ti scar­i­cati. C’è sta­ta un’emissione una vol­ta che ci ha fat­to venire la pelle d’oca pas­sa­ta sul pro­gram­ma Tha­las­sa dove si denun­ci­a­va la sparizione sen­za seg­nale di soc­cor­so di barche e quan­do sono rius­ci­ti a trovare dei relit­ti di queste barche immer­si molto in pro­fon­dità si vede­va molto chiara­mente che queste barche era­no state rime­di­ate volon­tari­a­mente per essere immerse di nascos­to con dei fusti con­te­nen­ti prodot­ti radioat­tivi e questo è invis­i­bile e rischia di essere molto più peri­coloso. C’è gente che si occu­pa di questo tipo di inquina­men­to, che anco­ra una vol­ta sono degli inquina­men­ti invis­i­bili ma cer­ta­mente molto più peri­colosi tan­to più che dis­trug­ger­an­no il mare il giorno in cui i fusti saran­no per­fo­rati, e questo può suc­cedere tra parec­chi anni…

Vidéo : Hélène Bourgon et JDG
Traduzione : Silvia Ricciardi

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